Orazi e Curiazi: fratelli e gemelli contro
La storie si alimentano e diventano avvincenti anche attraverso le dynasty (i cicli fantasy possono insegnare, in tal senso), ma difficilmente il genio calcistico si trasmette attraverso i geni.
A pensarci bene, difficilmente la genialità, in tutti i campi, passa di padre in figlio. Alla luce di una simile considerazione, i Mazzola (Valentino e Sandro), i Buffon (Lorenzo e Gianluigi) e i Maldini (Cesare e Paolo) potrebbero rappresentare delle piacevolissime anomalie.
Sarà per via dei ruoli simili?
Sembrerebbe di sì, ma chi può dirlo?
Potrebbe essere, forse la cosa andrebbe investigata un po’ meglio, ma non è questo il momento.
Per restare in A, se Chiesa sembra una fotocopia del papà Enrico, e se Zaniolo gioca comunque in attacco come il papà, nondimeno Sottil, Portanova e Destro (solo per citarne alcuni) han scelto ruoli molto diversi rispetto ai genitori.
Con buoni risultati, direi.
Ma tanti figli di giocatori non han raggiunto chissà che livelli; livelli conquistati dai figli di gente che mai ha messo piede in uno spogliatoio.
E la cosa, credetemi, mi garba assai, altrimenti non ci sarebbe granchè gusto, non trovate?
Pure i figli di Cruyff e Kubala (Laszlo fece anche in tempo a giocarci insieme) han calcato i rettangoli verdi, ma mica ai livelli paterni; ergo la cosa, ovviamente, non riguarda solo l’Italia.
La Natura, del resto, non conosce la geografia.
La trasmissione del talento sembrerebbe non funzionare tanto in linea verticale.
E in quella orizzontale?
Come va tra fratelli?
Pur senza andare troppo indietro ai Borel (farfallino era forte sul serio), ai Cevenini e ai Sentimenti, è capitato che i Baresi (Giuseppe e Franco) fossero capitani di Inter e Milan in almeno un derby. Non male, non trovate?
Non stiamo mica parlando di squadrette.
Come non mi sembra affatto male la tripletta dei fratelli Pellegrini (Luca, Davide e Stefano) contemporamente in Serie A sul finire degli ottanta e il principiare dei novanta.
A Davide Pellegrini, il fratello di mezzo, quello più anarcoide, son legati almeno due miei ricordi abbastanza forti e vividi.
Davide segnò al Milan nella penultima giornata del campionato 1989-90 contribuendo al secondo scudetto del mio Napoli; ma Pellegrini segnò anche in quel Verona-Sampdoria del Febbraio 1990 che fece perdere il tredici alla III A, la mia classe alle medie.
Storia raccontata su questi bit.
Ci son storie poi di fratelli che sembrano avere le stesse chance, ma poi per qualche motivo qualcuno va avanti e qualcuno no, e in non pochi casi riescono quelli meno pronosticati. Si parlava molto bene di Andrea Conti per esempio, figlio di Bruno (il MaraZico dell’Olimpico, il Pallone d’Oro 1982 in un mondo non utopico, bensì perfetto) e fratello di Daniele. Quest’ultimo, a differenza del fratello maggiore, che sembrava un predestinato, ha avuto una signora carriera in serie A.
Così come amici genoani mi han raccontato mirabilie del fratello maggiore di Christian Panucci, che ha avuto una grandissima carriera che, forse forse, avrebbe potuto essere ancor più fulgida se il suo carattere fiero e schietto non l’avesse reso inviso a qualche allenatore.
E chissà quante storie simili son là fuori, pronte a essere ghermite e raccontate.
Ora, tutto questo parlare di papà, figli e fratelli d’arte altro non era che un piccolo preambolo al vero piatto forte di questo post: la sesta giornata del campionato di calcio 2000-01 disputatasi il 12 Novembre del 2000. Un po’ tardino, starete pensando, giocare la sesta giornata a Novembre? All’epoca la massima serie era ancora a 18 squadre e poi s’era iniziato un po’ più tardi, il primo di Ottobre, per via delle Olimpiadi di Sydney.
Andiamo, dunque.
Ciancio alle bande.
Cosa successe quel giorno?
Le capricciose divinità dei calendari inscenarono, per quel 12 Novembre, una serie di incroci interessanti.
I fratelli Tedesco (Giovanni e Giacomo) contro in Perugia-Napoli.
I fratelli Inzaghi (Filippo e Simone) avversari in Juventus-Lazio.
E poi il colpo gobbo, una cosa alla Orazi e Curiazi: i gemelli Zenoni versus i gemelli Filippini in Atalanta-Brescia.
Il calcio fa di queste cose…
Come finì?
Perugia-Napoli finì 1-1 (e se non erro fu l’ultima panchina partenopea per il boemo Zeman), ma il Tedesco del Napoli, ossia Giacomo, che era il minore (sì, lo so: prima sembra il trio Aldo-Giovanni e Giacomo e adesso con questa cosa di Giacomo il minore sembra una cosa biblica, ma vi assicuro che niente di tutto ciò è voluto) non scese in campo.
Juventus-Lazio pure terminò 1-1. Entrambi gli Inzaghi subentrarono a gara in corso: prima Pippo e poi Simone (l’anzianità conta, a quanto sembra!), per Trezeguet e Crespo.
Nessuno dei due segnò.
E arriviamo alla partita dei gemelli contro.
Per la verità questa partita, pur essendo sempre nella sesta giornata, si giocò l’11 di Novembre. L’Atalanta di Vavassori era la sorpresa stagionale e i due gemelli Zenoni s’erano messi così in mostra che uno dei due, Damiano, proprio quella settimana aveva avuto la convocazione nella nazionale maggiore al tempo allenata dal Trap.
Gli Zenoni erano del 1977, mentre i Filippini del 1973.
Gli orobici erano alla prima stagione in A, più scafati ed esperti invece i bresciani.
Cristian era esterno destro di centrocampo nel 4-4-2 di Vavassori, con il fratello a centrocampo alla sua sinistra.
I Filippini erano due interni, mezzo destro e mezzo sinistro verrebbe da dire.
Intercambiabili, pure.
La partita,con tutti e quattro i gemelli titolari, finì 2-0 per i bergamaschi per effetto di una magnifica rete di Massimo Donati e di un tap-in di Nicola Ventola su cross insidiosissimo (finì sulla traversa prima di carambolare in campo) di Cristian Zenoni.
Massimo Donati e Nicola Ventola, due che sembravano destinati a fare tante belle cose e che invece han fatto meno di quel che promettevano e lasciavano intravedere.
Ok, direte, e il ritorno?
Il ritorno ve lo andate a vedere voi, mica posso fare tutto io?
Piuttosto, facciamo un altro gioco.
Chi preferite?
Parto io.
I Tedesco erano due interni o mezzali di centrocampo. Fossi stato un allenatore avrei preferito d’un pelo il maggiore, e cioè Giovanni, che era un incursore in zona gol mica male.
Per quanto concerne gli Inzaghi, Simone forse un po’ più completo tecnicamente, ma Pippo era un rapace d’area di rigore e pertanto lo preferisco al fratello minore.
Ubi maior minor cessat, per adesso.
Per quanto riguarda i gemelli, non so chi siano i maggiori e davvero secondo me si equivalevano più dei fratelli di sopra.
D’un pelissimo mi sento di indicare Emanuele Filippini e Cristian Zenoni.
E tu?
Tutto questo parlare di fratelli mi ha fatto venire in mente che in quello stesso autunno ci fu il debutto di un contenitore destinato a cambiare la storia della tv italiana: Il Grande Fratello.