L’Olanda, il Belgio, Kieslowski e Gwyneth Paltrow
Questa è una storia maledetta.
Per certi versi la più “maledetta” di tutte.
No, non ci sono morti violente, tragici infortuni che hanno messo la parola fine a carriere luminose o promettenti, o vite buttate nel cesso da autodistruzione con droghe o alcol.
Questo però è la storia che ha cambiato così clamorosamente il corso degli eventi da riscrivere completamente una delle pagine più importanti di questo sport.
Siamo nel 1973.
Per l’esattezza è il 18 novembre del 1973.
Si gioca per le qualificazioni ai campionati del mondo che si disputeranno l’estate successiva in Germania.
Di fronte ci sono Olanda e Belgio.
Che sono due eccellenti squadre.
La nazionale olandese è composta quasi per intero dai giocatori dell’Ajax di Amsterdam, capace di vincere le ultime tre edizioni della Coppe dei Campioni.
Il calcio espresso dai “lancieri” nelle ultime stagioni sta letteralmente trasformando questo sport.
Ritmo altissimo, squadra corta e raccolta, pressing asfissiante sul portatore di palla avversario, la rivoluzionaria tattica del fuorigioco applicata con costanza e bravura.
Ma a fare la differenza è soprattutto la qualità tecnica dei protagonisti, tutti in grado di “dare del tu” al pallone, terzini compresi.
Di fronte c’è il Belgio.
Un’ottima squadra.
Il Belgio ha partecipato all’ultima edizione della Coppa del Mondo in Messico nel 1970 e agli ultimi europei si è classificata addirittura al 3° posto.
In panchina c’è un giovane allenatore, molto preparato e soprattutto molto pragmatico.
“Se non prendiamo gol non possiamo perdere”.
Questa la semplice filosofia di Raymond Goethals che fa della organizzazione di gioco e della solidità difensiva le peculiarità principali di questa Nazionale.
In mezzo al campo a dirigere le operazioni c’è Paul Van Himst, la risposta belga a Johan Cruyff e come Cruyff capace di giocare attaccante, rifinitore o regista, a seconda dell’occasione e della necessità del team.
E’ l’ultima partita di qualificazione ed è tutto ancora assolutamente in bilico.
Belgio e Olanda hanno dominato il loro girone di qualificazione che comprendeva anche Norvegia e Islanda che si sono rivelate poco più che due sparring-partner in questo titanico duello tra i “cugini” belgi e olandesi.
Le due nazionali arrivano a questo scontro a pari punti ma la differenza reti, introdotta per la prima volta proprio in quelle qualificazioni, è nettamente a favore di Cruyff e compagni.
Un clamoroso + 22 frutto di 24 reti segnate e sole 2 subite che la dice lunga sulla potenza di fuoco dei “tulipani”.
Di contro il “muro” belga, che nelle 5 partite precedenti di qualificazione ha si segnato solo 12 gol … ma non ne ha incassato nessuno !
Neppure nella partita di andata giocata ad Anversa esattamente un anno prima, terminata 0 a 0 e dove il Belgio seppe “ingabbiare” senza troppa fatica olandesi.
Oggi però si gioca in Olanda.
E non solo i padroni di casa hanno due risultati a disposizione per strappare il biglietto per i mondiali tedeschi , ma sono anche supportati da quasi 53.000 scatenati e urlanti tifosi, assolutamente certi di vedere Cruyff, Rep e Rensenbrink fare a fettine la difesa belga e perforare senza troppa difficoltà la porta del pur fortissimo Christian Piot.
Raymond Goethals, fedele al suo credo calcistico, imposta una partita di contenimento.
Sa bene che affrontare a viso aperto gli olandesi alla ricerca del gol-qualificazione consegnerebbe i suoi al suicidio sportivo.
L’Olanda, che in panchina ha ancora il ceco Frantisek Fadrhonc, non particolarmente amato dalla Federazione Olandese ma per il quale i calciatori, capitan Cruyff in primis, stravedono, parte abbastanza contratta.
Tiene in mano il pallino del gioco ma nel primo tempo non riesce praticamente a creare pericoli.
In fondo il pareggio sarebbe sufficiente per qualificarsi ma gli olandesi sanno benissimo che con una squadra sorniona e scaltra come il Belgio puntare su un pareggio a reti bianche è come giocare col fuoco.
Nel secondo tempo gli “orange” iniziano a spingere con maggiore vigore.
Prima ci prova John Neeskens con un gran tiro da fuori e poi è Johnny Rep che prima si vede deviare in corner un bel colpo di testa da un prodigioso riflesso di Piot e poi “riesce” a calciare fuori una conclusione “a botta sicura” da dentro l’area piccola.
Il Belgio contiene senza troppo affanno le ultime sfuriate degli olandesi.
Si arriva così ad un minuto dal termine.
C’è un punizione per il Belgio dalla sinistra, sulla trequarti.
Van Himst, con l’esterno del piede, calcia una sontuosa parabola che supera tutta la difesa olandese e arriva sul secondo palo, dove il centrocampista Jan Verheyen arriva con grande tempismo e con una precisa conclusione al volo mette alle spalle dell’immobile Scrjivers.
La panchina belga esplode. E’ il gol qualificazione.
Lo stadio Olimpico di Amsterdam e i suoi 53.000 supporters sono ammutoliti.
L’arbitro, il sovietico Kazakov, sta per indicare il centrocampo e convalidare il gol quando dalla parte opposta vede il guardalinee con la bandierina alzata.
Segnala chiaramente un fuorigioco di Verheyen.
La rete viene annullata.
Il Belgio è fuori dai Mondiali.
Senza mai perdere e senza subire neppure un gol nelle qualificazioni.
Non era mai successo.
E con ogni probabilità non accadrà mai più.
L’Olanda, per la prima volta dal 1938, andrà ai Mondiali.
Ci andrà e darà spettacolo.
Entrando per sempre nella storia del calcio e dell’immaginario collettivo consegnando alla leggenda di questo sport forse la Nazionale più bella di sempre, di sicuro la più bella tra quelle che non hanno MAI vinto un Mondiale.
Il calcio totale, le lezioni di calcio ad Argentina e Brasile nei mondiali tedeschi, la sfortunata finale contro i tedeschi stretti d’assedio per tutto il secondo tempo.
Cruyff, Neeskens, Rensenbrink, Krol, Van Hanegem, Haan … tutti giocatori che ancora oggi hanno un posto di rilievo nella storia di questo sport.
… Ah scusate … quasi dimenticavo.
Il gol di Verheyen quel giorno di novembre del 1973 era REGOLARE.
Tre, non uno, tre giocatori olandesi lo tenevano in gioco …
Come si intitolava quel film ? ah già …”Sliding doors”.