ERNESTO “TITO” CUCCHIARONI
Il nome di Tito Cucchiaroni è probabilmente il più attuale tra tutti i campioni argentini del passato che hanno calcato i campi italiani. E lo è per un motivo ben preciso; nella gradinata Sud di Marassi dal lontano 1969 esiste un gruppo ULTRAS chiamato appunto ULTRAS TITO CUCCHIARONI. Per molti (anche se non per tutti) il primo gruppo “Ultras” nato in Italia.
Chi è stato Ernesto “Tito” Cucchiaroni nella parte blucerchiata di Genova lo sanno anche i sassi. “Un grande giocatore e un autentico Gentleman” rispondono i tifosi più attempati che ad inizio anni ’60 stipavano la gradinata Sud del Marassi, lo stadio “per il calcio” più bello che esista in Italia. Le sue giocate fantasiose, i suoi scatti sulla fascia, i suoi dribbling ubriacanti, i suoi cross al bacio e anche il suo eccellente apporto realizzativo hanno infiammato il popolo blucerchiato in quegli anni e il 4° posto raggiunto in campionato nel 1960-1961 per decenni è stato il fiore all’occhiello di questa Società e dovranno passare trenta lunghi anni per migliorare quel risultato … e il miglioramento sarà il titolo, primo nella storia, conquistato nel 1990-1991 dalla “banda” di Vujadin Boskov e dei terribili gemelli Vialli e Mancini.
Tito Cucchiaroni è argentino, nasce nel 1927 a Posadas nel nord est dell’Argentina. Il calcio è la sua unica ragione di vita. I genitori disperati da quel ragazzino esile e con le gambe storte che non vuole saperne di stare seduto dietro ad un banco decidono di spedirlo in un duro collegio religioso. Niente da fare. Ernesto della disciplina e dei libri non vuole proprio saperne e torna a Posadas.
E’ ancora ragazzino quando viene messo sotto contratto dalla squadra locale. Ci resta pochissimo. A soli ventidue anni è il Club Atletico Tigre che lo acquista a suon di pesetas. Il suo talento cristallino attira in poche stagioni l’attenzione di tutti i grandi Club del Paese. A spuntarla è il Boca Juniors che nel 1954 lo acquista per una cifra allora esorbitante. Con quei soldi il Club Atletico Tigre riuscirà ad ultimare i lavori del nuovo stadio. Le sue prestazioni negli “xeneises” (Genova era proprio nel suo destino) lo fanno arrivare in Nazionale ed è proprio in un match con la Nazionale del suo Paese che tal Guido Cappelli, dirigente del Milan di stanza in quel periodo in Argentina lo vede all’opera contro la Cecoslovacchia. Oddio, Cappelli non vede granché visto che Cucchiaroni entra in campo a 12 minuti dalla fine ! Ma sono più che sufficienti per far dire al buon Cappelli “in una partita squallida e mediocre è come se si fosse accesa una luce; ho visto più qualità in Cucchiaroni in 12 minuti che negli altri 22 nel resto della partita”.
E così Tito fa le valigie e arriva nella sponda rossonera di Milano. E’ un Milan di grandi giocatori e Cucchiaroni si inserisce con facilità. Alla sua prima stagione in rossonero vince subito lo scudetto e pare destinato ad un lungo periodo di successi in un team composto da autentici fuoriclasse come Juan Alberto Schiaffino, Niels Liedholm e Cesare Maldini. Ma nella stagione successiva il calo di rendimento è evidente, Cucchiaroni non gioca ai livelli della stagione precedente e il Milan, a trent’anni appena compiuti, lo considera ormai in parabola discendente. Il suo aspetto fisico non lo aiuta; la calvizie incipiente fin dagli anni della gioventù lo fanno sembrare assai più vecchio della sua reale età e non sono pochi gli sfottò che riceve sui campi di calcio … “nonnetto” è solo il più delicato.
Ma c’è una società che non si lascia incantare dall’estetica anzi … la Sampdoria decide di puntare su tanti cosiddetti “scarti”, soprattutto provenienti dalle due società milanesi ai vertici allora del calcio nostrano. Tito è uno di questi. Arriva a Genova smanioso di dimostrare il suo valore e di far rimpiangere al Milan di averlo messo da parte troppo presto. Ci riesce alla grande ! Le sue prestazioni sono da subito di altissimo livello. Ha qualità ma anche tanto cuore … e questo, i tifosi “veri” lo sanno riconoscere immediatamente.
In campo ci mette l’anima e a discapito di un fisico non certo da “marcantonio” sa farsi rispettare anche nei contrasti. Quando poi nel novembre del 1958, a pochi mesi dal suo arrivo a Genova, sigla entrambi i gol che danno la vittoria per due a uno nel mitico derby della Lanterna il suo status di eroe si consacra per l’eternità. La prima stagione, grazie anche ai suoi dieci gol, è eccellente. Per i blucerchiati c’è un prestigiosissimo quinto posto che accende le speranze dei tifosi della Sud di vedere finalmente la propria squadra lottare per obiettivi prestigiosi. Speranza che diventa ancora più concreta quando dall’Inter arriva il folletto svedese Nacka Skoglund che con Cucchiaroni forma una coppia di “rifinitori” di classe assoluta. Ma la stagione 1958-59 si chiude con un deludente ottavo posto, anche se, seppure a intermittenza, i due fanno vedere tutto il loro potenziale. Ma è la stagione successiva quella che nei ricordi dei tifosi blucerchiati sarà tramandata per generazioni, almeno fino al meraviglioso team del compianto Presidente Mantovani dei primi anni ’90. La Samp finisce al 4° posto e per almeno metà stagione “flirta” con la possibile conquista del titolo. A novembre però il Presidente sampdoriano si lascia ammaliare dai milioni di lire della famiglia Agnelli e cede il giovane e fortissimo Bruno Mora. Con il parmense come ultimo pezzo del puzzle la Juventus vincerà in quell’anno lo scudetto. La Sampdoria però chiude il campionato con uno strepitoso quarto posto e soprattutto il ruolino di marcia tra le mura amiche di Marassi è strabiliante; 31 punti conquistati su 34 grazie a 14 vittorie, 3 pareggi e neppure l’ombra di una sconfitta !
Quel campionato rimarrà unico anche se Tito Cucchiaroni rimarrà altre due stagioni con i blucerchiati giocando sempre ad ottimi livelli e chiudendo la sua carriera calcistica a 36 anni nel 1963 quando farà il suo ritorno in Argentina. A Genova però non lo hanno dimenticato e come detto, solo un lustro dopo, nascerà una gruppo in suo onore.
La vita però presenterà ben presto il conto ad Ernesto “Tito” Cucchiaroni. Morirà pochi anni dopo, nel luglio del 1971 quando ancora non aveva compiuto 44 anni.
Sulla sua morte aleggia ancora oggi grande mistero; chi parla di un malore allo stadio, chi di un incidente in macchina … qualcuno parla di lui come una delle prime morti della terribile “SLA” nel mondo del calcio o comunque di una malattia neurodegenerativa, quella che avrebbe causato il malore fatale mentre guidava … resta il fatto che ai suoi funerali presenziarono migliaia di persone perché nessuno al suo Paese aveva dimenticato quel ragazzo coraggioso ed educato che viveva per il calcio.
ANEDDOTI E CURIOSITA’
E’ il 1958. Derby Milan-Inter. L’Inter sta conducendo uno a zero ma nel finale di partita l’ineffabile Concetto Lo Bello concede un calcio di rigore ai milanisti … quantomeno dubbio si direbbe oggi. Si scatena il classico parapiglia di proteste intorno al celebre fischietto siciliano. In quel mentre Benito “Veleno” Lorenzi, centravanti terribile dei nerazzurri chiede alla panchina un po’ d’acqua per dissetarsi. Oltre all’acqua dalla panchina gli viene lanciato un mezzo limone; a Lorenzi viene un idea; approfittando della confusione piazza il limone sul dischetto del rigore, proprio sotto al pallone. Incaricato del tiro è proprio il “nostro” Tito Cucchiaroni. Molti tifosi del Milan si sono accorti della furbata di “Veleno” Lorenzi e dagli spalti gli gridano “Tito, il limone ! occhio al limone”. Tito non capisce, non sente l’avvertimento disperato dei suoi tifosi … calcia il rigore e la palla finisce almeno 6 metri sopra la traversa e direttamente in curva fra i tifosi milanisti. Pare che Benito Lorenzi corra come un ossesso verso il portiere Sarti per complimentarsi … in realtà si precipita a calciare il mezzo limone lontano, in modo che nessuno possa far presente a Lo Bello della sua “marachella”. A fine partita i tifosi sono inferociti e i giocatori milanisti vengono informati dell’accaduto. Si scatena una autentica caccia all’uomo negli spogliatoi. Cucchiaroni, con l’aiuto di Grillo, riesce a sferrare qualche calcio a “Veleno” che però uscirà quasi incolume e con la vittoria del derby in tasca.
Tito Cucchiaroni era un gentleman in campo e fuori. Molto lontano dagli standard argentini di “genio e sregolatezza” fuori dal campo. Creava spesso ilarità a Genova vedere lo svedese Skoglund, teoricamente freddo e distaccato come nell’immagine dei nordici, ubriaco fradicio in qualche bettola di Sampierdarena e invece il sudamericano e quindi teoricamente “caliente” Cucchiaroni giocare una partita di boccette nel suo Bar preferito e poi andarsene a dormire mai dopo le 10 di sera.
Cucchiaroni come detto era piccolino, esile ma aveva “garra” da vendere. Non era un provocatore ma sapeva giocare duro all’occorrenza. Una sua entrata molto decisa costò la un grave infortunio al ginocchio allo juventino Ernesto Castano, che non riuscì mai a perdonare Tito per quell’intervento nonostante le scuse di Cucchiaroni arrivarono immediatamente negli spogliatoi a fine partita.
Qualche anno fa la meravigliosa e prestigiosa rivista “El Grafico” pubblicò una classifica dei giocatori più amati nelle varie regioni del Paese; nella regione di Misiones il vincitore assoluto fu proprio lui, Ernesto “Tito” Cucchiaroni.